domenica 30 settembre 2012

tolgo i colori


oggi dalla immagine che ho di me stesso 
tolgo il blu, il viola, il colore della lana naturale.
tolgo le tinte del marrone, la consistenza dei tessuti,
spingo via coi palmi la pelle dalle braccia, dalle gambe
lascio che la pancia si gonfi a dismisura, inghiotta
il mondo: voglio liberarmi, impedire che questo 
schermo, bello o brutto che sia, simpatico o scontroso
amato e odiato, afflitto dalle piccole tragedie dell'indifferenza
continui a spacciarsi per me.  
così, una volta spogliato da me stesso, posso finalmente 
percepire tutto ciò che è intorno: non ho paura 
di dire che una nuvola riverbera di vita e ci apparteniamo
quanto con gli occhi ancora incerti di mia figlia.
Di quell’unico mare lattiginoso, opaco e dotato di una vita liquida,
di quell’unico mare che ora sento 
siamo tutti emergenze, momentanee e diverse appena solo nella forma
inconcepibili una senza l’altra, ugualmente incolori
prima di vestirsi delle tinte del mondo.

venerdì 14 settembre 2012

voracità di astronauti




questa sottile, ingannevole irrequietezza
la stessa di quando, di un autore di cui stavo leggendo qualcosa
e di cui mi stavo innamorando
cercavo già altri testi, altri capolavori, rovistavo
come un botolo cieco 
molto prima di essere giunto 
alla fine di quel primo appuntamento

voracità di astronauti, che soffiano sulle loro bandiere
a puntellare orizzonti irrisolvibili
che mischiano le proprie spore ad altre infertili
dimenticando che ogni capolavoro è già perfetto 
nel giardino di casa,
se solo ci si fermasse a guardarlo

martedì 11 settembre 2012

Siamo noi il paesaggio


siamo finalmente arrivati. c’è ancora un poco di affanno
nel tuo corpo, che si flette assecondando il respiro,
aprendo e chiudendosi, mostrando e coprendo la pancia
come un uovo che fa capolino tra le piume.
poi mi chiedi di dimenticare lo sguardo, e di lasciare
che siano questi alberi e quest’acqua a guardarci.
siamo noi il paesaggio, mi dici, senza che io capisca subito.
il cane è felice, inizia a correre per il bordo del lago,
non lo vedo quasi più, sento la consistenza festosa e variopinta della sua libertà,
di quello che prova adesso inondato da odori di ogni specie
galoppando festoso in ogni direzione. 
ti siedi, con un po’ di fatica, incroci le gambe
ti lasci guardare da tutto questo:
stiamo per raccontare una nuova storia
che comincia con il tuo ombelico
e per la prima volta nella mia vita non dovrò cercare le parole.

venerdì 7 settembre 2012

Il pacchetto mangiatoia



Una clinica maternità americana – più precisamente con sede alle Seychelles, ma aperta da una coppia di intraprendenti californiani – ha deciso di fornire alle partorienti diversi pacchetti all inclusive. Tra le numerose possibilità c’è anche quella di partorire in una mangiatoia, con tanto di bue e asinello. All’esordio del travaglio un aereo sorvolerà il cielo emettendo una particolare luce atta a simulare la stella cometa mentre, una volta completato il parto ed effettuato il primo bagnetto, tre individui piuttosto pittoreschi si presenteranno a rendere omaggio al neonato. Per quanto riguarda i doni che questi recheranno è possibile deciderli con il dovuto anticipo, attingendo a un’ampia scelta di gadget disponibili a catalogo. Questo pacchetto al momento è disponibile solo per neonati maschi, mentre la madre, se lo desidera, potrà indossare un manto bianco e azzurro in ottimo cotone indiano che potrà conservare come souvenir, previa trattamento lavanderia. A richiesta è disponibile anche un completo da falegname giudeo del I sec. a.C. per il padre del nascituro, o compagno che sia. Il quale però, rimane in ogni caso figura del tutto marginale.

martedì 4 settembre 2012

Purissima luce


È finita la pellicola, in questa minuscola sala di proiezione. Senza che me ne avvedessi gli altri spettatori hanno abbandonato le poltrone infeltrite, per cercare fuori, tra le luci cittadine, il senso di quanto hanno appena visto. La macchina continua a girare, ma a vuoto, perché il nastro di celluloide è terminato, e forse si è anche sfilato dalla bobina, almeno a giudicare dal ticchettio irregolare ma periodico. Forse è successa qualcosa, perché anche l’operatore è sparito. La luce, bianca, nettissima, scalda lo schermo di fronte a me in un riquadro che percepisco solo superficialmente rettangolare, e che sembra invece contenere tutte le forme e tutte le proporzioni. Mi perdo veramente in esso, assorto, compiuto senza memoria e senza desideri. Perché dovrei tornare là fuori? Capisco il senso soltanto ora, e me ne lascio cullare. Ciò che chiamiamo esistenza è un film, noi siamo soltanto la purissima luce che lo rende visibile.