tag:blogger.com,1999:blog-25074729905655728592024-02-20T05:22:26.925-08:00ilginocchiodiclairenevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.comBlogger78125tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-42685254630419589372013-03-10T05:06:00.001-07:002013-03-11T02:59:01.646-07:00Mimosi?<br />
<div class="p1">
Sono col cane, attraverso la strada per entrare in uno dei bar in cui solitamente prendo il caffè nel giro mattutino. Il bar è gestito da marito e moglie, entrambi bolognesi. Si direbbe abbiano passato entrambi i quarantacinque. Lui è calvo, con i denti leggermente sporgenti che gli danno l’aria di un serpentello. Lei è bionda con gli occhi di un azzurro acceso, e dai discorsi che le ho sentito fare deve avere un bel caratterino. Quando lavora da sola ascolta musica da discoteca, sebbene a basso volume, e la canticchia anche. Radio Deejay è la sua stazione preferita. Parla sempre di serate, di feste, e di “gran balotta”, che è il modo che hanno i bolognesi per indicare il divertimento ma quello vero, quello un po’ pazzo. L’altra volta c’era una cliente con l’iPad e lei sembrava molto interessata, come status symbol più che come oggetto tecnologico. Chiama tutti “avvocato” – il Tribunale è praticamente di fronte –, o prof, o con altri titoli a seconda del caso. Io comunque ci vado perché è di passaggio e il caffè quattro volte su cinque è molto buono, spesso con un retrogusto di mandorle amare, che a me piace molto e che mi lusinga la bocca per alcuni minuti.</div>
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<br /></div>
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Ci sono andato anche l’altro giorno, che era l’8 marzo. L’8 marzo è la festa della donna, questo lo sanno un po’ tutti, specialmente i maschilisti più violenti che non vedono l’ora di acquistare e distribuire quanti più mazzi possibile di mimose. Inutile dire che, come in qualunque altra città italiana, le code ai semafori e gli angoli delle strade si riempiono di ambulanti improvvisati – magari lavavetri fino alla sera prima – che cercano di piazzare il loro striminzito omaggio da 3 o 5 euro. </div>
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<br /></div>
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C’è un tipo, a occhio un marocchino, vecchissimo, talmente incartapecorito da forse cinquant’anni di mestiere per le strade da sembrare finto, che i bolognesi conoscono molto bene. Non so come si chiami, o se qualcuno gli abbia dato un simpatico nomignolo. Tutti però di vista lo conoscono, perché solitamente si aggira per le strade carico come un cammello di oggetti di ogni specie, indumenti, ombrelli, guanti, ninnoli. Ti si avvicina e ti chiede: “Guanti? Calzi? Umbrelli? ‘ccendini?”. </div>
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<br /></div>
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Il giorno della festa della donna è naturale che si adegui, e così fa capolino dalla strada anche sul caffè. “Mimosi, mimosi?” chiede proponendo la merce con un gesto brusco. È indeciso se entrare, soprattutto perché c’è Pamina, cioè il mio cane. Gli arabi detestano i cani perché li ritengono impuri. Da quando sono a Bologna mi è capitato non poche volte di vedere donne musulmane saltare letteralmente dalla paura alla vista del mio modestissimo canide, mentre i loro più virili compagni si allontanavano in fretta dichiarando di essere gravemente allergici al pelo del mio irsuto amico.</div>
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<br /></div>
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“Occhio che ti mangia, sai?”, gli fa il padrone del bar, ridendosela.</div>
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“Mimosi? Mimosi?”, continua quello, come se non avesse sentito. È un po’ spaventato, ma deve provarci, è più forte di lui.</div>
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I baristi e gli avventori, me compreso, lo guardiamo e sorridiamo, con malizia. È come se fosse un animaletto, e Pamina invece fosse umana, e fra l’altro tra gli umani buoni. Mi stanno per venire in mente certi dobermann neri, ma poi mi viene servito il caffè e ne sono entusiasta: è caldo, e profumato.</div>
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Finalmente il marocchino desiste. È molto piccolo, è un uomo davvero minuscolo. L’ho sempre visto carico di mille cose, ma ora che non ha con sé che quattro o cinque mazzolini assomiglia più a un uccellino che a un uomo. Un uccellino bruciacchiato dal sole, con una specie di piccolo fez in testa, appollaiato su un fantasioso albero di mimose. </div>
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Appena si leva dalla vista i due cominciano a rimpallarsi alcune battute, del tipo "Certo che loro alle donne ci tengono, eh se ci tengono!". "Come no, da loro la festa delle donne è festa nazionale". Tutti noialtri annuiamo. “Comunque è uno che ha l’anima per il commercio. Se piove vende ombrelli. Se fa freddo sciarpe. È un genio”. L’altra dice “Com’è che lo chiamano, com’è che lo chiamano?”. “Comprami, anzi <i>cumprami. </i>Quello è uno che vende di tutto”. Ridono, ridono con un disprezzo che mi fa chiedere, in silenzio, quanto abbiano capito io da dove vengo. “Ah, quelli lì, coi cani, neanche fosse il demonio. Chissà poi perché”.</div>
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<br /></div>
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Una vecchia signora su cui il chirurgo per risparmiare deve aver usato l'attack anziché il collagene e che il parrucchiere circuisce spudoratamente da decenni mi chiede se può dare un pezzetto del suo cornetto al cane. Io ormai non mi oppongo più: “Faccia pure”, le dico “purché non ci sia ripieno”.</div>
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<br /></div>
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Il barista stravede per il mio cane, come quasi tutti i bolognesi. Dice che sarebbe un ottimo cane da tartufo, che mi farebbe fare i milioni. È un discorso che mi ha già fatto, ma non ricorda. Forse lo fa ogni volta che vede un quadrupede al guinzaglio, più o meno come Gatto Silvestro vedeva in Titti un pollo al forno già rosolato. Ogni volta aggiunge anche una cosa che deve aver letto da qualche parte: “Sai quali sono i migliori cercatori di tartufi? I maiaali!”. E si sbocca tutto per dirlo, perché il maiale è un animale speciale, onnicomprensivo, sacro in una maniera lercia, ma sacro. Poi spiega sempre che però i maiali non vanno bene perché i tartufi se li mangiano.</div>
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<br /></div>
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L’altra volta gli ho inventato che ho provato a farle fare la cerca, ad addestrarla anche, ma che poi i tartufi se li mangiava e allora niente. La storiella l’aveva divertito, ma questa volta ho un altro umore, e gli dico che comunque per addestrarli correttamente bisogna essere molto duri con loro, e che io sono contro ogni forma di addestramento coercitivo. Lui conviene, aggiunge che sì, lo sa, bisogna lasciarli di fame, dargliene anche, tenerli isolati nelle gabbie. Ha una faccia così sconsolata che per un attimo gli credo. </div>
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<br /></div>
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Pamina è quella che è, quindi la signora del cornetto e dei capelli color pappagallo va in sollucchero per le feste del cane. Sono tutti contenti, il barista aggiunge che “Quello lì è proprio un gran cane”. </div>
<div class="p1">
Esco, saluto tutti. Si era creato un clima di conviviale complicità, sembrava di stare tra metronotte al rientro dal giro notturno, ma l’entusiasmo si stava spegnendo. L’ho capito e sono andato in strada. Il marocchino avrà svoltato l’angolo da un po’. Io ho un ottimo sapore di caffè in bocca. Dico qualcosa di superfluo al cane, che avrà capito sì e no le vocali, e riprendo il giro, pensando che una mimosa, e neanche un milione, hanno mai fatto primavera.</div>
nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-19204622007290993702012-10-14T08:59:00.001-07:002012-10-14T08:59:36.268-07:00Ho disposto ogni cosa<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4QdKmyc8n0BwJ4izsMJI5KNK-wbv0Q7Y42q3uptzJPhLymaQ2iR5WB-17B-tO-4oef_gul-RObQDQytoJaO16DWYfLLajNFz0bI5i84W7oC745I3Gl69tJUyTXIza669H_IU5Fvbez1yw/s1600/adorable-beach-boy-couple-Favim.com-516471.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="451" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4QdKmyc8n0BwJ4izsMJI5KNK-wbv0Q7Y42q3uptzJPhLymaQ2iR5WB-17B-tO-4oef_gul-RObQDQytoJaO16DWYfLLajNFz0bI5i84W7oC745I3Gl69tJUyTXIza669H_IU5Fvbez1yw/s640/adorable-beach-boy-couple-Favim.com-516471.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
Ho disposto ogni cosa, ho fatto in modo che gli oggetti</div>
<div style="font-size: 16px;">
che affollavano la nostra stanza</div>
<div style="font-size: 16px;">
stessero alla giusta distanza tra loro e coi muri, e da noi.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Le superfici si guardano, quiete, come dentro un tubo sottovuoto</div>
<div style="font-size: 16px;">
gli atomi di ciascuna cosa, le molecole possono stiracchiarsi</div>
<div style="font-size: 16px;">
distendersi al limite delle leggi fisiche. Presto finirà.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Intanto ci sono i tuoi occhi, anch’essi convergenti, quasi serrati quando </div>
<div style="font-size: 16px;">
mi guardano così da vicino. A una tale distanza non c’è più colore,</div>
<div style="font-size: 16px;">
né iride né pupilla, ma solo sorsi di mare più calmo e profondo.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Un bacio, un bacio solo può sciogliere questo pericoloso incanto, mostrando</div>
<div style="font-size: 16px;">
l’orizzonte che ci è attorno, linea che avvolge come una delicata promessa</div>
<div style="font-size: 16px;">
che dobbiamo avere l’ardire di tornare a guardare.</div>
<br />
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nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-30278595701677391502012-09-30T08:35:00.000-07:002012-09-30T08:35:05.738-07:00tolgo i colori<br />
<div style="font-size: 16px;">
oggi dalla immagine che ho di me stesso </div>
<div style="font-size: 16px;">
tolgo il blu, il viola, il colore della lana naturale.</div>
<div style="font-size: 16px;">
tolgo le tinte del marrone, la consistenza dei tessuti,</div>
<div style="font-size: 16px;">
spingo via coi palmi la pelle dalle braccia, dalle gambe</div>
<div style="font-size: 16px;">
lascio che la pancia si gonfi a dismisura, inghiotta</div>
<div style="font-size: 16px;">
il mondo: voglio liberarmi, impedire che questo </div>
<div style="font-size: 16px;">
schermo, bello o brutto che sia, simpatico o scontroso</div>
<div style="font-size: 16px;">
amato e odiato, afflitto dalle piccole tragedie dell'indifferenza</div>
<div style="font-size: 16px;">
continui a spacciarsi per me. </div>
<div style="font-size: 16px;">
così, una volta spogliato da me stesso, posso finalmente </div>
<div style="font-size: 16px;">
percepire tutto ciò che è intorno: non ho paura </div>
<div style="font-size: 16px;">
di dire che una nuvola riverbera di vita e ci apparteniamo</div>
<div style="font-size: 16px;">
quanto con gli occhi ancora incerti di mia figlia.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Di quell’unico mare lattiginoso, opaco e dotato di una vita liquida,</div>
<div style="font-size: 16px;">
di quell’unico mare che ora sento </div>
<div style="font-size: 16px;">
siamo tutti emergenze, momentanee e diverse appena solo nella forma</div>
<div style="font-size: 16px;">
inconcepibili una senza l’altra, ugualmente incolori</div>
<div style="font-size: 16px;">
prima di vestirsi delle tinte del mondo.</div>
nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-58285627396636133062012-09-14T03:43:00.002-07:002012-09-14T03:44:46.492-07:00voracità di astronauti<br />
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb9oEEFCKzE-MQYQWy9LdP5sHPNH3xLCe3ZXfbh5OLra613HIx8fPv6h-Y7nEFR9ntOpYuUZEwaRWQe58wqD5k1YWIp7-5jsY2cHPMBBd1gewwfpmbsDrYh8GARD_ZKywPSySVn0QGPuJ-/s1600/unknown-unknown-nasa-astronauta-rover-e-bandiera-sulla-luna-spaceshots.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="516" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhb9oEEFCKzE-MQYQWy9LdP5sHPNH3xLCe3ZXfbh5OLra613HIx8fPv6h-Y7nEFR9ntOpYuUZEwaRWQe58wqD5k1YWIp7-5jsY2cHPMBBd1gewwfpmbsDrYh8GARD_ZKywPSySVn0QGPuJ-/s640/unknown-unknown-nasa-astronauta-rover-e-bandiera-sulla-luna-spaceshots.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
questa sottile, ingannevole irrequietezza</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
la stessa di quando, di un autore di cui stavo leggendo qualcosa</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
e di cui mi stavo innamorando</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
cercavo già altri testi, altri capolavori, rovistavo</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
come un botolo cieco </div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
molto prima di essere giunto </div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
alla fine di quel primo appuntamento</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px; min-height: 15px;">
<br /></div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
voracità di astronauti, che soffiano sulle loro bandiere</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
a puntellare orizzonti irrisolvibili</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
che mischiano le proprie spore ad altre infertili</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
dimenticando che ogni capolavoro è già perfetto </div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
nel giardino di casa,</div>
<div style="font-family: Optima; font-size: 13px;">
se solo ci si fermasse a guardarlo</div>
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nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-4145936264252679812012-09-11T02:21:00.003-07:002012-09-11T02:21:48.152-07:00Siamo noi il paesaggio<br />
<div style="font-size: 16px;">
siamo finalmente arrivati. c’è ancora un poco di affanno</div>
<div style="font-size: 16px;">
nel tuo corpo, che si flette assecondando il respiro,</div>
<div style="font-size: 16px;">
aprendo e chiudendosi, mostrando e coprendo la pancia</div>
<div style="font-size: 16px;">
come un uovo che fa capolino tra le piume.</div>
<div style="font-size: 16px;">
poi mi chiedi di dimenticare lo sguardo, e di lasciare</div>
<div style="font-size: 16px;">
che siano questi alberi e quest’acqua a guardarci.</div>
<div style="font-size: 16px;">
siamo noi il paesaggio, mi dici, senza che io capisca subito.</div>
<div style="font-size: 16px;">
il cane è felice, inizia a correre per il bordo del lago,</div>
<div style="font-size: 16px;">
non lo vedo quasi più, sento la consistenza festosa e variopinta della sua libertà,</div>
<div style="font-size: 16px;">
di quello che prova adesso inondato da odori di ogni specie</div>
<div style="font-size: 16px;">
galoppando festoso in ogni direzione. </div>
<div style="font-size: 16px;">
ti siedi, con un po’ di fatica, incroci le gambe</div>
<div style="font-size: 16px;">
ti lasci guardare da tutto questo:</div>
<div style="font-size: 16px;">
stiamo per raccontare una nuova storia</div>
<div style="font-size: 16px;">
che comincia con il tuo ombelico</div>
<div style="font-size: 16px;">
e per la prima volta nella mia vita non dovrò cercare le parole.</div>
nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-40890153482425763672012-09-07T12:31:00.002-07:002012-09-07T12:31:26.352-07:00Il pacchetto mangiatoia<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw6c84GEAL47Gk3iGlyWGm-9TgBiFp8e4vmRd3vNMXHYUT_hyphenhyphenaQOr81Cqw522khhCw_1_FcG1V9eAaIuiAERqoIkqmwx3OkEV9fwbAzsI5aUSAyTIr59QwRhSg5IJdhS5BeZIdgFDFyBYq/s1600/presepio1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw6c84GEAL47Gk3iGlyWGm-9TgBiFp8e4vmRd3vNMXHYUT_hyphenhyphenaQOr81Cqw522khhCw_1_FcG1V9eAaIuiAERqoIkqmwx3OkEV9fwbAzsI5aUSAyTIr59QwRhSg5IJdhS5BeZIdgFDFyBYq/s640/presepio1.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
Una clinica maternità americana – più precisamente con sede alle Seychelles, ma aperta da una coppia di intraprendenti californiani – ha deciso di fornire alle partorienti diversi pacchetti all inclusive. Tra le numerose possibilità c’è anche quella di partorire in una mangiatoia, con tanto di bue e asinello. All’esordio del travaglio un aereo sorvolerà il cielo emettendo una particolare luce atta a simulare la stella cometa mentre, una volta completato il parto ed effettuato il primo bagnetto, tre individui piuttosto pittoreschi si presenteranno a rendere omaggio al neonato. Per quanto riguarda i doni che questi recheranno è possibile deciderli con il dovuto anticipo, attingendo a un’ampia scelta di gadget disponibili a catalogo. Questo pacchetto al momento è disponibile solo per neonati maschi, mentre la madre, se lo desidera, potrà indossare un manto bianco e azzurro in ottimo cotone indiano che potrà conservare come souvenir, previa trattamento lavanderia. A richiesta è disponibile anche un completo da falegname giudeo del I sec. a.C. per il padre del nascituro, o compagno che sia. Il quale però, rimane in ogni caso figura del tutto marginale.</div>
<br />
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nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-60692819597066277782012-09-04T02:48:00.003-07:002012-09-04T02:48:39.878-07:00Purissima luce<br />
<div style="font-size: 16px;">
È finita la pellicola, in questa minuscola sala di proiezione. Senza che me ne avvedessi gli altri spettatori hanno abbandonato le poltrone infeltrite, per cercare fuori, tra le luci cittadine, il senso di quanto hanno appena visto. La macchina continua a girare, ma a vuoto, perché il nastro di celluloide è terminato, e forse si è anche sfilato dalla bobina, almeno a giudicare dal ticchettio irregolare ma periodico. Forse è successa qualcosa, perché anche l’operatore è sparito. La luce, bianca, nettissima, scalda lo schermo di fronte a me in un riquadro che percepisco solo superficialmente rettangolare, e che sembra invece contenere tutte le forme e tutte le proporzioni. Mi perdo veramente in esso, assorto, compiuto senza memoria e senza desideri. Perché dovrei tornare là fuori? Capisco il senso soltanto ora, e me ne lascio cullare. Ciò che chiamiamo esistenza è un film, noi siamo soltanto la purissima luce che lo rende visibile.</div>
nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-44447266633747103722012-08-25T04:30:00.001-07:002012-08-25T04:32:28.141-07:00Un po' d'ordine, prima<br />
<div style="font-size: 16px;">
Bisogna mettere un po’ di ordine nel mondo prima,</div>
<div style="font-size: 16px;">
prima che venga Sofia e si accorga di quanto è doloroso tutto questo,</div>
<div style="font-size: 16px;">
di quanto le tenerezze che si fanno ad un cane </div>
<div style="font-size: 16px;">
possano essere segno di una solitudine agghiacciante</div>
<div style="font-size: 16px;">
perché in molti fanno le feste alla nostra Pamina senza neppure guardare noi negli occhi,</div>
<div style="font-size: 16px;">
e accorgersi che hai un bellissimo pancione pieno di vita</div>
<div style="font-size: 16px;">
che fiorirà da un momento all’altro.</div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
Come farò a spiegarle che la smorfia della dolcezza, </div>
<div style="font-size: 16px;">
che l’amore con cui tutti s’impiastricciano il volto</div>
<div style="font-size: 16px;">
è piatto e stropicciato come le sagome in cartone da vetrina oviesse, ammucchiate per strada </div>
<div style="font-size: 16px;">
prima che passi il camion?</div>
<div style="font-size: 16px;">
Bisognerebbe mettere un po’ d’ordine prima, ma è faticoso, è realmente fuori misura.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Non possiamo andare da tutti e chiedere un po’ di rigore e sincerità, </div>
<div style="font-size: 16px;">
un po’ di misura affinché l’amore non si trasformi in una caricatura di se stesso.</div>
<div style="font-size: 16px; min-height: 19px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px;">
Bisognerebbe, certo, ma non solo non ne abbiamo le forze, </div>
<div style="font-size: 16px;">
ma neppure il diritto. Sono passati troppi anni, e per fortuna,</div>
<div style="font-size: 16px;">
da quando pretendevo di guarire il mondo.</div>
<div style="font-size: 16px;">
Però una delle prime cose che cercherò di mostrare a Sofia,</div>
<div style="font-size: 16px;">
sarà la differenza tra gli spasmi di una patetica richiesta</div>
<div style="font-size: 16px;">
e il vero amore, che è sempre silenzioso e raggiante,</div>
<div style="font-size: 16px;">
sopra ogni cosa composto e incapace di chiedere.</div>
<br />
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0</div>
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0</div>
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nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-66997951884881953132012-07-25T01:24:00.002-07:002012-07-25T01:24:25.046-07:00La generazione degli schermi<br />
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Immagini Dio chinato su uno schermo</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
che sposta le sorti, che affastella angeli in stack</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
che è al cinquantasette percento di un’anima</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
che apre finestre per controllare la felicità dei suoi</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
o a che punto sta la faticosa consapevolezza delle molte creature?</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Accentriamo ogni cosa a venti centimetri dai nostri veri occhi, </div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
accumulando le forme e deliziandoci di questa micragnosa onnipotenza</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
e ci illudiamo che tutto sia disponibile e che poco ci manca che si possa toccare</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
solo perché ci appare dentro un’enorme pupilla rettangolare</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
comprata in qualche abbagliante emporio.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Siamo solo la generazione degli schermi, quella che crede</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
che bastino un po’ di pixel e una connessione </div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
– mi raccomando veloce! –</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
per realizzare l’onnipotenza</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
e che confonde un banale visore per l’autentica realtà.</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-53486916572941783342012-07-09T01:48:00.000-07:002012-07-09T02:13:20.775-07:00<br />
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Sento queste braccia che trepidano, perché percepiscono già un dovere e un senso nuovo</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
queste mani, si preparano devotamente a sorreggerti contro il mio petto</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
accudendo per ora una bolla d'aria, che a me pare più calda e che respiri.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Il tuo minuscolo corpo sul mio, sarà una lumachina addormentata</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
su un albero, a metà del cammino verso la rivelazione azzurra del cielo</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
e a quel velo tessuto di rondini, guarderemo entrambi e di notte</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
imparando a ricomporlo per costellazioni.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Ogni linfa sia tua, ogni singola ruga serva a sostenerti e siano gradini le mie imperfezioni.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Non uno dei gesti che d’ora in poi compirò, potrà fare a meno di te.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 15.0px;">
<br /></div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: right;">
<i>(alla mia lumachina ventura)</i></div>
<div>
<i><br /></i></div>
<br />
<div style="text-indent: 0px;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Times;">
</span></div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-34766440184866078572012-07-06T02:10:00.003-07:002012-07-26T04:06:12.931-07:00<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span><br />
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify;">
<b><span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;">Il ratto</span></b></div>
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 15.0px; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNnfCUW5IufmeEM2rDQ7YVYqBw92bRLIIcdnrNIOGCEWcGRYsVAQ1lBUriBNPteGXSZetQKIgkcBCdbMgIQxiwofdRBF6LcVhgoVhdfzYWjodLlJrB7V-cyzx8ceGE3isqBx06vcF2tsLe/s1600/rat-d-egout-surmulot.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="376" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNnfCUW5IufmeEM2rDQ7YVYqBw92bRLIIcdnrNIOGCEWcGRYsVAQ1lBUriBNPteGXSZetQKIgkcBCdbMgIQxiwofdRBF6LcVhgoVhdfzYWjodLlJrB7V-cyzx8ceGE3isqBx06vcF2tsLe/s640/rat-d-egout-surmulot.gif" width="640" /></a></div>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 15.0px; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;"><br /></span></div>
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;">- mi parli del suo mondo.</span></div>
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;">- il mio mondo è piccolo. lontano. ma presente.</span></div>
<div style="font: 12.0px 'Times New Roman'; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: justify; text-indent: 14.2px;">
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif; font-size: small;">C'è un efebo; se mi concentro posso scorgerne il profilo, una linea più scura che si distingue su un fondo animato e incolore. I suoi occhi scrutano alla mia sinistra, credo mi ignori del tutto. C'è un albero, come in tutti i sogni, ma le sue radici non sono radicate in alcun posto: si direbbero rami all'ingiù. C'è la porta dei leoni, la sabbia che è terra attorno, resti di amori troppo violenti di tanto in tanto. Un vento forte che lascia immobili le cose e smuove solo i miei pigri capelli. Non posso dirmi né uomo né donna né, forse, creatura animale. Eppure sento nelle mie vene un istinto forte; la vedo, alta, i capelli e le labbra scuri, gli occhi nocciola come il fango – che una leggenda canta sangue della terra –, e contornati d'azzurro, che è la sostanza del cielo. in me è la perfetta certezza che quella sia la mia donna, che in lei scorra la stessa linfa preziosa che in me tracima di continuo. È di una bellezza che non riuscirò mai a comprendere, i suoi seni tendono una vesta chiara leggera come dita delicate che la stiano tessendo. Ho sempre vissuto in compagnia del pensiero di lei, fremente per quell'attimo in cui anche le me pupille avrebbero assaggiato; adesso posso davvero vederla, ed è come se un grande re mi avesse chiamato al suo cospetto. Grande potrà essere il mio piacere. Si avvicina a me, scivolando sui granelli di deserto di cui è figlia, le braccia distese nobilmente scendono come gioielli lungo i fianchi. Si ferma, abbraccia un violino che era già stato di faraoni; veste l'archetto dei suoi crini lunghissimi, sistema le dita sul manico sottile che accoglie i suoi lievi polpastrelli come un fiore in lunga attesa dell’ape. Adesso intona un canto di morte dolcissimo: sciogli le tue carni nel sangue, il tuo cuore negli affetti; lascia ch'io beva di te. Berrai mia diva, ti nutrirai di me. vieni e io sarò l’ambrosia di cui si cerca invano il sapore. L'efebo, l'efebo è tornato. Intravedo una schiena bianchissima, possente, una tela di linee di forza, sono certo sia sua. L'efebo si muove, senza fretta, si direbbe che scorra senza tempo. Io tendo il mio cranio di morto impotente, già crepato dalla secchezza, a quella statua viva, a quell'idea magnifica che si muove e respira completamente soddisfatto di ciò che già è. È già tra le braccia della mia donna, e le loro nudità premono contro la terra. Mi volto: un piatto tra le mani ha inciso un aulo; lo imbocco, incerto. Salgo su una pietra e m'improvviso pastore: mansuete pecore, sapete ove è l'erba più fresca? Cadono lacrime mentre i suoi occhi stravolti di piacere mi cercano. Scivolo da quel masso su cui mi ero detto capitano di greggi di nuvole, e cado in ginocchio. Strappo dell'erba, come la bevo, intera, così per com'è, perché torni sana e verde a quella terra domani. Escrementi produrrò in abbondanza, per nutrire il mondo, per ripagarlo di quanto m'ha dato. M'improvviso talpa, ma solo per scavarmi la fossa. Che sia bella, piena d'aria e vermi da mangiare. Navigherò da morto, decomposto saranno mille le mie parti, tra gli spazi minimi della terra grassa. Diverrò radice e fogna del mio animo in pezzi, e schiaccerò gli insetti ingordi che soli conoscono il mio nome, e costruirò una reggia sotto i suoi piedi, immensa perché ovunque si trovi io possa essere sempre sotto di lei, e percepire il profumo del respiro. I suoi polmoni, le sue narici sanno di lei, del suo sale ha gusto il sudore che scolerà sulla terra, e sarà quella la mia unica fonte: io berrò per amarla. E i suoi sussulti, le sue fatiche d'amore per altri, io ascolterò in silenzio straziando le mie labbra e cercando in me il suo corpo. Ma stanco un mattino riposerà il mio efebo, disteso sull'acqua sottile come orchidea. e lei veglierà un poco quel piccolo dio, solo nella sua bellezza, che non è solida, non è eterna, benché concessione divina. Nessun dio è eterno, ma anche solo per un giorno risplende di tutta la bellezza dell'universo. E infine anche lei si assopirà, vinta dai più dolci dolori. Spezzerà i capelli in un tonfo ovattato, trarrà a sé le ciglia, come petali, e lo sguardo riposerà dietro di essi, compiacendosi di qualche intima scoperta. Nel silenzio allora io trasuderò dalla terra, pezzetto dopo pezzetto, e il mio spirito che era con lei investirà il mio corpo esanime come una folata di scirocco, ridonando la vita. La sua nudità mi spaventa: potrei graffiarla con la mia barba dura, il mio corpo duro come la terra di cui mi sono nutrito. Ritorno un momento all'ombra e li vedo da lontano. Un fuoco mi brucia la gola e il ventre, allora, se li penso ancora vicini. È bella, è la mia donna, ma non è mia. Le passo un braccio sotto il collo, e con l'altro le reggo le gambe: l'ho presa. Ancora dorme e non sa. Una ghirlanda la copre, perché il desiderio non possa turbare il viaggio. I miei piedi si sono fatti alati, le porte del mio castello ci aspettano dischiuse.</span></div>
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<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
hai scoperto che l’oblio è angoscia.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
questa sera, prima d’incontrarci ancora</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
ricorda ieri che odore avevo,</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
in che direzione si smarrivano i miei occhi.</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
Solo così potrai invitare entrambi</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
alle virtuose acrobazie</div>
<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">
escogitate dai corpi contro gli attimi evanescenti</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-36182448807706212702012-04-03T00:55:00.000-07:002012-04-03T00:55:41.877-07:00embrioni<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTN68f2wtKcsM692rE0pS6TZNjoP5BlIKdKspWQimDaamHhty0IeYHba6UApahXVT77Brng30riDyXSM0cE8le5scxRVTBZ6iUA81NsbsGYOK409EHGJtesBd1JjzlejjueQvU_o4B7elx/s1600/113642089-45678100-86b6-436a-be90-b4c519361545.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTN68f2wtKcsM692rE0pS6TZNjoP5BlIKdKspWQimDaamHhty0IeYHba6UApahXVT77Brng30riDyXSM0cE8le5scxRVTBZ6iUA81NsbsGYOK409EHGJtesBd1JjzlejjueQvU_o4B7elx/s1600/113642089-45678100-86b6-436a-be90-b4c519361545.jpg" /></a></div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">ieri notte, prima di darla del tutto vinta al sonno, ho fatto uno dei pensieri più belli degli ultimi tempi. L’espressione corretta è <i>mi ha visitato uno dei pensieri più belli. </i>Sto leggendo Jean Klein, in questo periodo, e le suggestioni, gli stimoli, le proposte di pensiero sono moltissime. Adoro leggere ciò che è denso, ed è seminale: mi dà la sensazione di ingoiare grumi di vita, di accrescermi e di coltivare un'amicizia. Jean Klein tiene sullo sfondo la teoria karmica, di causa-effetto e, a debita distanza perché non-interessante ora, anche quella della reincarnazione. Non ci interessa, in effetti, indagarne i congegni e ridurre questo meccanismo ad algebre spirituali. Sarebbe un modo diverso e snob di pensare alla carriera e al successo. Però una cosa che ha detto, in proposito e relativamente en passant, mi ha illuminato. L’idea che noi scegliamo i nostri genitori, l’idea che si vada a visitare qualcuno perché è affine. La trovo una cosa sconcertante, per la bellezza silenziosa che emana e per il concetto di vita che insemina altra vita, del puro che si innesta nel travagliato dal quotidiano: si radica sovvertendo le nostre abituali gerarchie e si espande appunto rovescando ogni cosa, mettendo noi a testa in giù. Io ieri notte ho visto questa animula, che proviene da chissà dove, che è eterna ed eternamente sorridente, che sceglie di incarnarsi in una forma fisica, fatta di una-due-quattro-otto cellule e via via. E lei ha scelto, per ragioni imponderabili da parte di un’algebra qualsiasi, di prendere questa forma e di somigliare a qualcuno di già esistente. Scegliersi i genitori, e penso a come è accaduto di scegliere i propri. Vi era un’affinità da prima, da prima che fossimo addirittura concepiti. Crescendo, diventando sempre più se stessa, questa animella forse imparerà un giorno a riconoscere una tale abbagliante verità. Niente colpe originarie, niente peccati, ma la scelta di uno spirito libero, la responsabilità immensa e lieta di un essere che forse un giorno riuscirà a scrollarsi tutti gli atteggiamenti e le pose, e tornerà a percepire quella pura bellezza che era e che è.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">ps. È molto probabile che le recenti cronache sugli embrioni del San Filippo Neri abbiano dato un contributo a questo pensiero.</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-49846742878872693102012-03-26T13:10:00.001-07:002012-03-26T13:12:18.899-07:00per riprendere domani<span class="Apple-style-span" style="font-size: large;">segno coi baci sette punti sul tuo corpo. da essi, domani, riprenderò ad amarti</span>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-53515976764914377402012-03-26T09:48:00.000-07:002012-03-26T09:48:10.908-07:00ancora sul silenzio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5P5qyfOnwWHj6jgy32_0MO0quSCAP8VPe2fYJ9yawHXVpja7bhSqatWrzjeg87UW6zfLOt983FS8lj2Ca5Ffb1jztf7IiZgsu0eYbxNnyTXROLIjuKYGp3W1ZiZmiv5WGYv9u3oFLrn83/s1600/noh-mask-woman-japan.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5P5qyfOnwWHj6jgy32_0MO0quSCAP8VPe2fYJ9yawHXVpja7bhSqatWrzjeg87UW6zfLOt983FS8lj2Ca5Ffb1jztf7IiZgsu0eYbxNnyTXROLIjuKYGp3W1ZiZmiv5WGYv9u3oFLrn83/s320/noh-mask-woman-japan.jpg" width="239" /></a></div><div style="font: normal normal normal 13px/normal Arial; margin-bottom: 13px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="color: #0b0366;"><br />
</span></div><div style="font: normal normal normal 13px/normal Arial; margin-bottom: 13px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><span class="Apple-style-span" style="color: #0b0366;">Ancora sul silenzio. Jean Klein racconta in un'intervista come nel corso di un abituale spettacolo Nō il pubblico applauda con veemenza a conclusione delle azioni più memorabili. Ma quando le ultime comparse escono di scena, segnando la fine dello spettacolo, regna il più rigoroso silenzio. È il silenzio che permette al pubblico - e forse anche alle comparse - di </span><i style="color: #0b0366;">rientrare </i><span class="Apple-style-span" style="color: #0b0366;">in se stessi. Questo mi pare molto bello e significativo. </span></div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-5516024065411799722012-03-26T08:51:00.000-07:002012-03-26T08:51:26.735-07:00non credere a chi ha paura del silenzioLo vedi, si amano, non c’è dubbio, ma ricordano i pezzi sgargianti delle sorprese kinder, che chissà quanto tempo hanno passato da soli al buio nell’ovetto giallo, e aspettano con la tipica avidità della plastica stampata a milioni le mani goffe di un bimbo qualsiasi per combaciare. Una volta assemblati, come coppia e come ditta, possono tenere banco, e ci raccontano in versi questa loro storia, vicenda di esilio volontario dalle luci, in cerca di un eremo campagnolo che è la succursale senza velluto di un teatro. Festeggiano, di continuo, festeggiano noi, festeggiano loro, siamo tutti ospiti. Sembra di stare al compleanno di un condannato. Come posso credere a chi ha tanta paura del silenzio?nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-77541194863395788652012-03-23T02:00:00.003-07:002012-03-23T02:27:39.555-07:00Ci pensi?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFdgD7TLE7TqEHLU0j-FVRj5RZ-rmmkNhsQDy2hbz1Um8P211gvegqAwwv0YIJcDU8vgyC1lPRbrMsqVMHFpCanADXRCRuBYiFlFmY_uwMwZ7ebsVEI-8NQtthk1wnC1YH0eCmS3FAUjM4/s1600/caffe%CC%80_macchiato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFdgD7TLE7TqEHLU0j-FVRj5RZ-rmmkNhsQDy2hbz1Um8P211gvegqAwwv0YIJcDU8vgyC1lPRbrMsqVMHFpCanADXRCRuBYiFlFmY_uwMwZ7ebsVEI-8NQtthk1wnC1YH0eCmS3FAUjM4/s320/caffe%CC%80_macchiato.jpg" width="320" /></a></div><div style="color: #0b0366; font: 13.0px Arial; margin: 0.0px 0.0px 13.0px 0.0px;">scelgo un bar un po’ più lontano. mi metto in coda, brioche ai 10 cereali (esisteranno davvero? sono chimere della monsanto?) e caffè macchiato: qui lo fanno buono, con tanta schiuma e le tazze un po’ sguaiate, particolarmente disponibili all’abbocco. la glassa che lega i semini della brioche è un benvenuto alle papille decisamente gradito, si frantuma e ritorna ad ogni atto masticatorio, come un ritornello sempre piacevole, tipo ballo del quaqua. Avevo già notato la cassiera, una donna bella, con gli occhi azzurri e le borse di chi è dalle cinque al lavoro. la divisa nera le dona, ha i capelli di un biondo appena ritoccato legati in una coda. tutta la faccia è stanca, ma mantiene il decoro di chi deve tirare almeno fino alle due. Sono a metà del mio caffè quando le si avvicina un avventore, un tipo da un certo ingombro volumetrico che mi costringe a spostarmi e che ordina qualcosa sottovoce. Si avvicina proprio a lei, si sporge, le chiede di fare altrettanto in modo che l’apparato fonatorio di lui le appiccichi questa cosa segreta quasi proprio sulle orecchie. Non lo guardo nemmeno, non mi va di voltarmi, sento solo la sua voce. Ha una parlata appiccicosa, sempre sottovoce, poi tornano eretti entrambi e lui finisce di ordinare, un bombolone, ‘o bombolone, e un cappuccio, ‘o cappuccio. E poi, aggiunge Ci pensi?, ci vuoi pensare? Dài pensaci, tanto io ho già una moglie e due amanti, ma di <i>lavoro</i> ne posso ancora prendere. Io devo girarmi, devo vedere com’è fatto. A ridosso dei sessant’anni, facciamo cinquantacinque, brizzolato sul bianco, naso a patata carnosa, occhiali di metallo, giacca pied-de-poule, jeans nuovi e stretti, scarpe nuove e alla moda. Dalla vita in giù è giovane, anche perché le gambe sono magre. Sopra è muffa. E lei? Ci pensi?, le continua a chiedere. E lei dice Va bene, senza velleità di difesa. È stanca, ha attaccato alle cinque, ma dice va bene, con gli occhi bassi. Mi fa ribòllere<span style="font: normal normal normal 8px/normal Arial;"><sup>1</sup></span> il sangue (lo scrivo così, alla siciliana, perché il sentimento è genuinamente siculo e per un momento mi viene voglia di fare il Tancredi) il fatto che non gli arrivi da nessuna parte un ceffone. Non è la combinazione che abbia una moglie e due amanti a darmi fastidio (ci mancherebbe, se sono felici tutti non c’è niente di meglio). È l’evidenza che lei sia stanca, lavori, abbia quelle borse gigantesche, e lui se ne fotta, anzi pensi sopra ogni cosa a quietare il tremolio del proprio prepuzio con quest'altro corpo, senza un briciolo né di dignità né di - peraltro ridicola, ma almeno di qualche possibile divertimento - galanteria. Ora che la guardo meglio è proprio stravolta, le guance sembra che stiano cercando un modo per scivolare sotto la mandibola, pur di smetterla con questi assurdi sorrisi faticosi da cassiera. E imbarazzanti. Lui insiste, ancora, fa il satiro. Ci pensi? Va bene, ci pensa, lei dice che ci pensa. e abbassa gli occhi, pensando che alle due, quando torna a casa, deve farsi lo shampoo.</div><div style="color: #0b0366; font: 13.0px Arial; margin: 0.0px 0.0px 13.0px 0.0px;"><span style="font: normal normal normal 8px/normal Arial;"><sup>1</sup></span>da rivùgghiere</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-23903103071215154512012-03-16T06:04:00.002-07:002012-03-16T06:04:38.228-07:00impassibile e infinito<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">il più grande insegnamento della matematica è che una frazione di infinito è ancora infinito. per questo una forza d’animo, un amore, un sentimento qualunque che sia veramente smisurato, non accetta le riduzioni di un’evenienza, ma continua a dilagare, impassibile e pieno.</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-6329150968094857112012-03-12T03:11:00.002-07:002012-03-12T03:11:28.234-07:00l'aria è utile<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">l’aria invece lavora sempre, lo vedi da come consuma il soffitto specialmente, che ora che quasi siamo in primavera spella come un anfibio di smalto. le croste di calce si sporgono, fremono per il solletico della gravità, giocano che facciamo che siamo stelle su un precipizio galattico. Quindi l’aria giova a qualcosa, specie quando inventa e predispone mondi, ed è bravissima a riferire di molecole anche molto lontane. È proprio utile l’aria, a differenza di quel che si crede, specie quando non viene succhiata a tempo, e sciupata per gonfiare dei corpi.</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-46946722630953747992012-03-11T04:03:00.000-07:002012-03-11T04:03:40.066-07:00fiaba<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNFLr4k56ZrDPAnZVgegakAFz73gsWX5_lzQfUVf-y7yZaiLUyUwPqp8yzgvDKFDeGk0AZS3TOocb29yWGt2PMOLgpZRsIdY9Rl8hzcpTRbMTwmZ-zeWDR5Uq2e5kz89DCM0XXBp4-r9cv/s1600/le+petit+prince.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNFLr4k56ZrDPAnZVgegakAFz73gsWX5_lzQfUVf-y7yZaiLUyUwPqp8yzgvDKFDeGk0AZS3TOocb29yWGt2PMOLgpZRsIdY9Rl8hzcpTRbMTwmZ-zeWDR5Uq2e5kz89DCM0XXBp4-r9cv/s640/le+petit+prince.jpg" width="572" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">Alto alto. E poi lui per dirle quanto era bella è andato fino in Oriente, si è legato alla cintola un tramonto e gliel’ha portato fin sotto la finestra.</div><br />
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<span class="Apple-style-span" style="font-size: x-small;">l'immagine è presa da <a href="http://blog-aris-blog.blogspot.com/2009/06/le-petit-prince.html" target="_blank">qua</a></span>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-44407309287337240752012-03-09T05:16:00.004-08:002012-03-15T01:50:14.782-07:00l'intervista<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihvZz3XK7BIkbT6WLYRDn4OnVV6FK013uSfeLiQ55JxYSHjFkNf8JcuwontR_3lWE5wdHHE6TSi9TGmbHM9jmo6DgMvALq7JKtNkb116o_tdG8ErlM3ac9KT2Y2qcWjV6bOa_XzqFJf64_/s1600/Interview-Vampire-ps06.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihvZz3XK7BIkbT6WLYRDn4OnVV6FK013uSfeLiQ55JxYSHjFkNf8JcuwontR_3lWE5wdHHE6TSi9TGmbHM9jmo6DgMvALq7JKtNkb116o_tdG8ErlM3ac9KT2Y2qcWjV6bOa_XzqFJf64_/s400/Interview-Vampire-ps06.jpg" width="400" /></a></div>“Era un tipetto simpatico, ma aveva poca esperienza. Tra le prime cose mi chiese chi fossero i miei Maestri. Io gli risposi, con qualche esitazione, con i cognomi della mia maestra alle elementari, che stranamente ricordavo meglio, e poi le prof alle medie e al liceo. Di addentrarmi per i meandri dell'università non mi parve davvero il caso, anche se per un attimo il nome del correlatore della tesi mi parve intonato alla sua bizzarra camicia a righe color ocra. Lui pizzicò una bretella facendola vibrare come l’elastico di una fionda a salve e tornò alla carica: - Ma intendo i grandi Maestri, i grandi letterati. Cervantes, Dostoevskji, Flaubert.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">- Non oserei - mi ero opposto io.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">- Ma tra i moderni, almeno. Pasolini, forse. Almeno Morselli, mi pare un riferimento chiarissimo. Certe sue pagine… -. Le sillabe cominciavano a scarseggiargli. - Io devo pur scrivere qualcosa. Tutti hanno dei grandi Maestri. Tutti fanno sempre dei grandi nomi.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">- Be’, allora se proprio devi scrivi Gesù Cristo. Gesù è stato un vero Maestro per me. Infatti ho letto almeno un paio di volte, da capo a fine, i Vangeli, e qualcosa, anche senza volere, devo averla rubata.”</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; min-height: 15.0px;"><br />
</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px; text-align: right;">dal racconto <i>Il bamboccione</i></div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-25231656172110541542012-03-08T04:59:00.000-08:002012-03-08T04:59:38.242-08:00l'homopatico<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">tiriamo le somme: l’homopatico, detto anche la cura del simile - cioè il mio romanzo ronzino - non è arrivato neppure in finale al calvino. e invece io me l’aspettavo, pensavo che almeno lì. Niente. è ovviamente il caso di farne una tragedia, ma di quelle tragedie risentite e dignitose che mi devastano la cloaca (lo spazio tra la gola e il culo) in questi ultimi tempi. Sono così, per ora: fuori impassibile, dentro marcio. Passerà anche questo. Presuntuoso, un poco, lo sono. Vanitoso pochino, o almeno ci lavoro cotidie. Il mio sentimento è una specie di torta salata e malcotta impastata con delusione e stupore. Ci sono nella pasta bolle di stupore ovunque: un emmenthal che è un miracolo se non esplode. Io proprio, io proprio non mi capacito come il libro non possa piacere. Non ho voglia per ora neanche di sentire la motivazione, l’eventuale scheda che avranno redatto. Dirà le solite cose: la trama non emerge, la narrazione non scorre, il linguaggio è fine a se stesso. Già lauro zumma, esimio talent scout, mi aveva fatto notare con virile garbo l’impubblicabilità del tomo. C’ero rimasto male, ma mi sono detto tanto prima o poi a qualcuno dovrà piacere. E invece no, non piace che non piace. Ma diciamo la verità: la cosa più drammatica sono i clara signa. Cioè i segni, i segnetti, le mie fissazioni nevrotiche che m’avevano annunciato se non il trionfo almeno un’acclamazione: tutti sontuosi treni lanciati lì dove i binari finiscono. E ci sono io, seduto per terra, che li guardo deragliare e perdersi, rovinati. Questa è la cosa terrificante. Perché se non c’è alcun senso, destino, et similia, se io - e quindi anche tu che leggi - non siamo nient’altro che le nostre quattro cose, allora c’è solo quello che vedi, cioè un emerito, squallidissimo niente.</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-17961069541900641162012-03-06T02:20:00.000-08:002012-03-06T02:20:28.940-08:00Il dono levigato<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">hai curvato uno specchio fino a trasformarlo in ventre. Ora ci galleggi dentro, illusa che questa sia protezione più che sufficiente, e che se tutto s’infrange, all’improvviso, non è il caso neppure di soffrirne perché tanto tutto finisce.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">Quell’altra creatura, che non conosce spigoli, gioca come può. È un cortile abbandonato, su cui vigila un riflettore lunare: si riempirà le tasche di polvere e s’imbiaccherà le piccole mani come quelle di un santo che lavora.</div><div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">Viene, mi porta una delle pietre migliori, scure e levigate fino alla lucentezza. È il suo dono, il mio fardello: un peso adeguato perché <i>lui </i>resti ancora ragazzo.</div><div><br />
</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-72743823968364988482012-03-05T02:00:00.006-08:002012-03-05T02:21:29.599-08:00clara signa<div style="font: 16.0px Times; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;"></div><div style="font: 16.0px Times; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;"><span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">me lo ricordo dal de bello gallico (ma come è possibile direte voi che il de bello gallico parli della morte di cesare? e intanto il ricordo s'è aggrumato lì e io mica lo posso scrostare, poi finisce che muore: forse erano state due interrogazioni vicine, non lo so), l'avrò deformato cento volte in memoria, ma mi ricordo che clara signa avevano annunciato al pugnalituro che avrebbe fatto una brutta fine. i corvi, e poi la mattina non si voleva alzare, non ricordo con esattezza, sto mischiando tanti di quei racconti suoi e di altri che non vale neppure la pena rimboccarsi le maniche e seccarsi i polpastrelli di polvere tra uno svetonio e l'altro. fatto sta che a me sono rimasti i clara signa, quei segni impercettibili e chiarissimi che mi danno una mano. dei ching che vengono risucchiati dal vortice di un lavandino, mettiamola così, perché così li vedo. e però io ci credo, il lavandino che si svuota e come si svuota io lo guardo perdavvero. ognittanto. è l'ultimo rimasuglio delle mie credenze, non so neppure se se ne andranno mai, anche se ora passo gran parte del tempo a ridacchiarmela, a svuotare la mia caverna egoica [a proposito, vi prego, seguitemi ancora un po' di là che poi torniamo: sabato ho goduto autenticamente: di seguito su radiotre lezioni di francesco antonioni sugli studi di ligeti - antonioni è bravissimo, altro che bietti che non suona ma zappa il pianoforte e ha la voce e le espressioni di filini, il geometra -, e poi a uomini e profeti massimo cacciari che parla di san francesco: è lui che ha citato la caverna egoica, quindi questa digressione la dovevo]. oggi è il compleanno di mamma. cioè sarebbe stato il compleanno di mamma. finirà che l'associo con lucio dalla, e che ci vuoi fare, è pure normale. siccome sono in fondo superstizioso, come lo era lei, con quella sua religiosità campestre, fatta di altarini di pietra votivi e pagani, con quelle sue preghierine e i riti che non appartenevano a nessuna confessione di preciso, se non quella di una contrada oscura benché abbacinata dal sole - è questo la sicilia, oscura benché abbacinata dal sole, cotta come un mattone di fango e nessuno mai potrà convincermi del contrario perché in quella terra c'ho lasciato molte linfe e qualcuna ne ho pure succhiata -, siccome sono superstizioso per tre volte, per tre volte siamo andati con ale in piazza maggiore e per tre volte i megamplificatori diffondevano le note di cambierò, di lucio dalla, lucio dalla che piaceva tanto a mamma mia (questa è divagazione degregoresca, direbbe filippolaporta ma mi aiuta a chiudere il signum). Al punto che abbiamo fatto un test, per vedere se c’erano solo quelle tre o quattro canzoni nel nastro, e siamo tornati così, all’improvviso, in piazza maggiore, gli abbiamo fatto l’agguato. Ma, ma la canzone era un’altra, prova questa che il Cambierò era un clara signa. Ecco come funziona. Dalla che muore, il suo compleanno, mia mamma il suo compleanno, cambierò: clara signa. Si vede che dovrò cambiare davvero. Ora, siccome io aspettavo una notizia, aspettavo anche un Clara signa che almeno mi anticipasse qualcosina. La notizia però non viene. Non disperare. E però se non viene non viene, siamo quasi oltre tempo massimo. Fose il Cambierò voleva dire che cambierò e non aspetterò più notizie del genere. Cambierò talmente che quel cambiamento che aspettavo, quella trasformazione radicale non mi dovrà mai più riguardare. Ok, sono pippe. Mi fermo qui con buona pace di Cesare e soprattutto di Filippolaporta. </span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: Verdana, sans-serif;">E pazientemente, questo senso di attesa è meglio che lo sgrani come le reti un pescatore, alla sera, con le gambe lunghe e la schiena dura, spalle al paese, e lo lasci riposare per quello che è: fili intrecciati e avanzi di mare da togliere.</span></div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2507472990565572859.post-63075620782566288592012-03-02T07:47:00.002-08:002012-03-03T05:57:20.867-08:00l'ultimo scrigno è un mollusco<div style="font: 13.0px Optima; margin: 0.0px 0.0px 0.0px 0.0px;">in quello stato sospeso non trovavi nessuna delle due sillabe pertinenti. come uno scioglilingua arrugginito ti inceppavi ora sul sì ora sul no, mentre al fondo sentivi che il decidere non è un privilegio che ti sia mai spettato. E così hai aperto al mare la tua casa, lasciando che s’inondasse nel fragore della volontà altrui, scippandoti i colori umani che ancora conservavi, sospingendo il tuo piccolo respiro fino alle soglie di un mollusco, l’ultimo scrigno che ora ti rimane</div>nevabophttp://www.blogger.com/profile/10628639085686114388noreply@blogger.com0