oggi dalla immagine che ho di me stesso
tolgo il blu, il viola, il colore della lana naturale.
tolgo le tinte del marrone, la consistenza dei tessuti,
spingo via coi palmi la pelle dalle braccia, dalle gambe
lascio che la pancia si gonfi a dismisura, inghiotta
il mondo: voglio liberarmi, impedire che questo
schermo, bello o brutto che sia, simpatico o scontroso
amato e odiato, afflitto dalle piccole tragedie dell'indifferenza
continui a spacciarsi per me.
così, una volta spogliato da me stesso, posso finalmente
percepire tutto ciò che è intorno: non ho paura
di dire che una nuvola riverbera di vita e ci apparteniamo
quanto con gli occhi ancora incerti di mia figlia.
Di quell’unico mare lattiginoso, opaco e dotato di una vita liquida,
di quell’unico mare che ora sento
siamo tutti emergenze, momentanee e diverse appena solo nella forma
inconcepibili una senza l’altra, ugualmente incolori
prima di vestirsi delle tinte del mondo.
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