martedì 4 settembre 2012

Purissima luce


È finita la pellicola, in questa minuscola sala di proiezione. Senza che me ne avvedessi gli altri spettatori hanno abbandonato le poltrone infeltrite, per cercare fuori, tra le luci cittadine, il senso di quanto hanno appena visto. La macchina continua a girare, ma a vuoto, perché il nastro di celluloide è terminato, e forse si è anche sfilato dalla bobina, almeno a giudicare dal ticchettio irregolare ma periodico. Forse è successa qualcosa, perché anche l’operatore è sparito. La luce, bianca, nettissima, scalda lo schermo di fronte a me in un riquadro che percepisco solo superficialmente rettangolare, e che sembra invece contenere tutte le forme e tutte le proporzioni. Mi perdo veramente in esso, assorto, compiuto senza memoria e senza desideri. Perché dovrei tornare là fuori? Capisco il senso soltanto ora, e me ne lascio cullare. Ciò che chiamiamo esistenza è un film, noi siamo soltanto la purissima luce che lo rende visibile.

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