sabato 18 febbraio 2012

opus incertum


sono arrivati i libri di papà. alcuni hanno preso una conformazione, si sono impilati quasi da soli, generando un opus incertum che non mi sembra più tanto provvisorio. ricordavo l'enciclopedia imago mundi, sono anni che ci penso. è finita a fare da fondamenta sulla destra di questa piramide. poi checov, dostoieschi, un sacco di libri francesi, e libracci di selezione o di parapsicologia che erano il mio timegate da ragazzo. il libro tibetano dei morti, il touring club, svetonio, i libri del suo liceo, con le raccolte di autori greci e latini e un curioso libro firmato mussolini credo sul perfetto fascista. io che abito in via dei tessitori, già mussolini - dico tanto per dire - ma lui è stato un balilla. Malraux che parla dell'indocina, un ricettario. poi i libri che ha comprato negli anni novanta e duemila, roba anche indecente. 17 scatole di cartone che sono piombate sul mio ingresso, e ho disfatto in un paio d'ore. squarciando i lembi di scotch da imballo che sembravano le bende di una mummia mi andavo ricordando che era un gran lettore, uno che amava i libri, che mi ripeteva frasi di quello che leggeva, che diceva da machiavelli il principio primo della prudenza è quello di non offendere i potenti, e che questo mi suscitava ribrezzo dai vent'anni in su, e lo disprezzavo già solo per questo. e mi ha insegnato il francese, a sei anni leggevamo insieme l'art de vivre longtemps, praticamente in contemporanea a tartarino di tarascona che è stato il mio primo libro italiano. e mi leggeva cose da vecchi, perché lui era già vecchio. l'art de vivre longtemps, un libro di medicina di fine ottocento. a un bambino di sei-sette anni. e poi da adulto mi rompeva i coglioni con carmina non dant panem mentre io annaspavo a ingegneria e prendevo qualche boccata d'aria migliore in conservatorio e scrivevo racconti che trovava (buon primo di molti) illeggibili e reintitolava I miei tormenti, perché lui solo questo ci vedeva. Lui che mi ha obbligato a leggere ippolito nievo alle elementari e ingoiare tre o quattro canti della commedia a memoria, a un'età che neppure capivo e che è quel ch'i' odo diventava che è quel chiodo sennò non riuscivo a impararlo. e il disprezzo con cui toccò il bigliettino in cui LVMH mi diceva che no, non ero adeguato a quel posto à paris, e lo sporcò quel bigliettino in carta filigranata che già odorava di lusso e che io ho tenuto come una reliquia. e lui che non mi ha insegnato a leggere veramente, e ho dovuto fare i conti con questo e lo faccio ancora. ecco i suoi libri, incerti, vari, segni di una vita lunga ma incerta pure essa. ecco il suo ritratto migliore, nel bene e nel male 

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