martedì 17 gennaio 2012

la vita del chinotto

Burger King: vedere la Coca Cola che scende dall’erogatore nel bicchiere di carta è uno spettacolo sconfortante. C’è molta aria in mezzo, si forma tantissima schiuma, e sembra che questo cilindretto di sostanza che tra un poco continuerà la sua corsa attraverso il gargarozzo dello scrivente ora venga giù con urgenza, precipita addirittura perché c'è dietro una spinta prepotente, un dittatore a pressione che si diverte dal bordo di una scogliera fittamente sponsorizzata da note bibite, uno spietato con gli occhi di metallo che insuffla anime perse in un burrone. Dalla fast-queue cui mi sono aggregato percepisco l'attesa mia e degli altri sommarsi in una nube che puzza di fritto e che vorrebbe sputare avanzi di patatine marce e che invece trattiene la propria ira nei confronti degli allegri servitori al banco perché sono loro che ti devono fornire ciò che non desideri ma chissà perché ora pretendi. Tutto si trattiene e o viene spinto. Poi arrivo io, sbaglio la pronuncia della lordura che ho cercato di imparare nel frattempo confondendo cipolle pastellate con bacon paraffinato e una h con una k, immagino anch'esse immerse nell'olio marca Flegetons. Poi arriva lei, chiesta di grazia senza ghiaccio. Nel bicchiere, coperto come un’incubatrice, riposa, recupera le sue forze organiche, torna a uno stato di liquame sopportabile per qualche istante. Benché non la ami, la accolgo nel mio vassoio, la porto a un tavolino grigio senza angoli come se fossi un infermiere diretto a un capezzale, e per un attimo ci rimango male, nei panni pure del paziente. Lei è la sola cosa che ultimamente si è mossa, ma da qui a dire che è viva ce ne vuole.
Mio caro liquido tra il nero e marrone, effervescente perché sodomizzato con co2, io ti devo spiegare una cosa: il bicchiere deve tornare a essere una misura, non la tua forma. Però, se proprio non te la senti di fare il grande passo - non balzo, passo, ora nessuna scogliera, mai più -, se vuoi conosco un tipo che produce chinotto, gli parlo di te, magari finisci in una di quelle bottiglie di vetro tutte curve, e per un po' almeno ti godi la vita.

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