La vita è strana, è strana perché succede tutto come in una formula, dove però senza che te ne accorgi si mischiano unità di misura diverse, e quindi non si può mai sapere, non hai idea alla fine di cosa prevalga. Ho sentito A, ieri sera. A è uno che scrive da dio, che scrive da sempre, che ha sempre detto Io devo fare lo scrittore. Certe volte m’ha pure rotto i coglioni con questa nenia, dico coglioni ma affettuosamente, perché in fondo ero complice. Ha pure pubblicato, con una casa medioimportante, era il 2006 mi pare e c'ha anche avuto il suo momento di celebrità. E invece l’ho sentito ieri dopo quattro anni, a parte qualche mail superficiale e forse due sms di auguri. Campa facendo il falegname, non proprio il falegname di porte, fa piccoli oggetti, soprattutto giocattoli, ma anche soprammobili o i giochi quelli di abilità di fronte ai quali le mie ginocchia si moltiplicano e le palpebre mi si abbassano leggermente. Dice che è molto più divertente di scrivere, guadagna bene, e ha quasi sempre la sensazione di un sorriso che gli fa compagnia sulla faccia. Volevo dirglielo, Certo che la vita è strana, ma poi mi sono fermato, perché magari si offendeva, per telefono non ci si capisce mai. È stato lui a dirlo, prima di chiudere, ma naturalmente a modo suo, con le sue parole che rispetto alle mie sembrano sempre con una dimensione in più. Mi ha detto Sai, la vita noi pensiamo che sia nostra, ma invece siamo noi che dobbiamo seguirla. E adesso ti saluto.
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