l'appretto di mia madre di quando stirava e ancora io non facevo i compiti, o se li facevo finivo presto sbucavo dalla mia stanzetta e il pomeriggio potevo stare con lei, immersi entrambi nella luce gialla dei neon vecchi della cucina che ognittanto sfarfallavano per ricordarci che se ci vedevamo dipendeva da loro, e l'odore dell'appretto stiraeammira arrivava ovunque, specie sulla panca di legno tutto graffiato e ammaccato nella quale amavo sedermi e anche infilarmi sotto, nell'incavo, per nascondermi così per gioco, per conservarmi, per così dire, o semplicemente stavo seduto con le gambe penzoloni. Non facevo i compiti ma disegnavo sui grandi quadernoni a quadretti che ancora sono giù, nel vecchio studio di mio padre con le ante in ferro battuto, questo me lo ricordo, e disegnando tenevo la testa tutta da un lato per appoggiarmi sul braccio che non disegna ma di solito fa da treppiede e riposarmi mentre disegnavo e a mente mia ci vedevo anche meglio, così, di sbieco, perché forse già ero un poco miope. L'odore di appretto, come non lo sento da anni.
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