In questo periodo una delle mie trasmissioni preferite (se non altro perché allieta il mio promenage paminesco) è Pagina 3, in onda alle 9 sull’omologa radio. In questo momento ci allieta Nicola Lagioia, noterrimo scrittore di non poco interesse. Ma è l’altro versante della staffetta a conturbarmi: Edoardo Camurri, per me bella scoperta. Non guardando televisione ignoravo che fosse il conduttore di Mi manda rai tre, regno marrazzesco fino a qualche tempo fa. E prima prima Antonio Lubrano, una specie di Pomicino dalla parte della gente. Bene, di Camurri, di cui ora so molte cose grazie a qui, mi piace il tono, il genere di conduzione, le citazioni, e soprattutto mi mandano in sollucchero le sue imitazioni fantozziane. Sottolineature per notizie che qualcosa del ragionier Ugo effettivamente contengono. Mi chiedo quanti dei dai-25-in-giù sappiano chi è Fantozzi, se non vagamente e per raffazzonata imitazione. Quando Edoardo, raffinato intellettuale che non perde occasione per puntellare con il fiore dei suoi studi filosofici gli articoli spesso ben poco dotti che si trova a commentare, quando egli libera la sua vena fantozziana, io letteralmente gioisco. Dapprima ero diffidente e levavo il sopracciglio, perché consideravo Fantozzi un patrimonio affettivo e intimo, da trattare con cura e condividere con pochi eletti. E poi lo trovavo fuori luogo per Pagina 3. Poi, però, piano piano, ho apprezzato. Non solo perché è un vezzo simpatico, ma anche perché ha l'effetto di far sembrare tutto molto molto più umano. Dissacrando e relativizzando. Il solo rischio che vedo è che, per chi quei meravigliosi classici del pensiero nihil-chic non li abbia mai visti, quella voce stentata, goffa, ansimante, che senza pudori parla di lupman e granfarabutt, che sottolinea con humour gelido come i muri in cemento di un megaufficio le tragiche vicende della vita, diventi, tout court, camurresca.
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